Banquete nodos y redes, media art spagnola

Vito Campanelli, neural

Banquete, mostra giunta alla terza edizione al LABoral di Gijón, è un importante occasione per far il punto sullo stato dell’arte della scena spagnola. La curatrice Karin Ohlenschläger ha infatti proposto trenta artisti riconducibili a tale area geografica: uno sforzo organizzativo imponente per una mostra che, a partire da marzo 2009, approderà presso lo ZKM di Karlsruhe. Le chiavi di lettura possono essere individuate nella sinergia che si è stabilita tra arte, scienza, tecnologia e società nelle più recenti espressioni dell’arte digitale spagnola e nella consapevolezza che quando parliamo di network dobbiamo riferirci ad essi come a reti di esseri umani che utilizzano i computer come interfacce per relazionarsi e a non a reti di computer strictu sensu. Il fenomeno sociale e culturale della network society è indagato attraverso una serie di punti di vista, si inizia dalle reti urbane e territoriali, indagate, tra gli altri, dai collettivi Hackitectura e Escoitar e dal progetto ‘Observatorio’ di Clara Boj e Diego Díaz: un’installazione, posta sulla torre sovrastante l’Universidad Laboral, che permette di ammirare il landscape della città e di visualizzare i nodi WI-FI in essa localizzati, con ciò assumendo la tesi che i luoghi di libero accesso ad Internet sono divenuti elementi caratterizzanti le geografie delle città. I network educativi e di condivisione delle esperienze sono invece alla base della video installazione di Marta de Ponzalo e Públio Pérez Prieto, delle micro-storie di Dora García e soprattutto dal progetto Banco Común de Conoscimiento del collettivo Platoniq: una piattaforma per lo scambio di conoscenze che mutua dalla Rete alcune modalità operative (il social tagging, la capacità di incrociare domanda e offerta propria di alcuni software commerciali, ecc.) e le ripropone in laboratori che vengono organizzati in giro per il mondo. Finalità sociali sono alla base anche dell’esibizione del collettivo Technologies to the People e di Daniel García Andujar che hanno distribuito al pubblico copie di X-devian, un invito ad abbracciare la filosofia del free software e di sostituire Ubuntu al proprio sistema operativo. La transdisciplinarietà delle opere in esposizione a Banquete trova il suo apice nelle secuencias di Pablo Armesto che indaga le relazioni di ventiquattro cromosomi e nella poetica installazione di José Manuel Berenguer che rappresenta, attraverso una moltitudine di insetti artificiali da lui stesso costruiti, i sincronismi propri della comunicazone audio-visuale delle lucciole. Al di là dei singoli spunti offerti dalle numerose opere in esposizione, ciò che più colpisce in Banquete è l’abilità con la quale l’esigenza di un approccio antropocentrico all’arte digitale viene coniugata con l’esigenza di privilegiare le analisi di sistema, l’interdipendenza dei nodi della Rete rende infatti impossibile l’analisi di un singolo nodo, se non in relazione a tutti gli altri. Il rifiuto delle microanalisi è dunque il rifiuto di un approccio inevitabilmente destinato ad essere sterile, proprio perché incapace di cogliere la complessità che ciascun nodo della Rete reca con sé. In virtù di tali considerazioni, l’arte dei nuovi media spagnoli diventa, nella mostra organizzata dal LABoral, un elemento di indagine significativo proprio perché correttamente inquadrata nella prospettiva delle relazioni intercorrenti tra tale realtà e il più ampio panorama internazionale.


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